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Visualizzazione dei post da maggio, 2019

Il mastino dello splatterpunk all'italiana: Intervista a Pietro Gandolfi

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(di GIUSEPPE MARESCA) -  C'è un ragazzo veramente gentile dalle parti di Piacenza che ebbi l'onore di conoscere qualche anno fa al Torinocomics, quando per puro caso lo trovai ad uno stand col mitico disegnatore Bonelli, Nicola Genzianella, che presentava un nuovo prodotto a fumetti dal titolo The Noise . Mi avvicinai, comprai l'albo e stavo facendomi fare un disegnino e una firma da Genzianella, quando il disegnatore mi disse: "Se vuoi puoi fartelo firmare anche dall'autore." Da dietro le quinte uscì questo ragazzo timidissimo che con grande gentilezza mi firmò l'albo. Bingo! Dietro i modi affabili, quel ragazzo è forse la mente più estrema dell'horror all'italiana. Sì, perché  The Noise mi piacque così tanto che indagai su tutto ciò che aveva scritto Pietro Gandolfi (questo il nome del Tristano dell'horror, classe 1979) e venni a scoprire che aveva una buona carriera di ottimi romanzi pubblicati all'attivo. Opere dalla prosa cristall

I miei primi vent'anni con Brendon: ricordi nel tempo e nello spazio

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(di GIUSEPPE MARESCA) - "Giù i cappelli, satanassi..." Chi lo diceva? Se non ricordo male era un vecchio eroe dei fumetti che fece epoca, e se non lo diceva lui sicuramente è un modo un po' "western" o da duri per iniziare un discorso che pretende rispetto per qualcuno; però non inizierò così, questo sarà un post lungo, quindi ve lo dico in partenza: o non lo leggete, o vi mettete comodi e sprecate un po' di tempo per un mio vecchio amico ormai diventato più che maggiorenne. Ultimamente odio la "masturbatio digitalis", come mi piace definire la scrittura davanti al computer o a qualsiasi altra diavoleria elettronica, ma in questo caso sentivo il bisogno di buttar fuori qualcosa. La seconda parte del doppio appuntamento estivo con il Cavaliere di Ventura più famoso della Nova Inghilterra non è solo la parte conclusiva di una storia affascinante: è anche la celebrazione dei vent'anni di vita editoriale di uno degli eroi più romantici e umani

Il cinema perduto degli ultimi cannibali

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(di LUCA RAIMONDI) - Il primo cannibal-movie, secondo alcuni, sarebbe Il paese del sesso selvaggio, pellicola firmata da Umberto Lenzi nel 1972. In realtà il film di Lenzi è ancora un ibrido, a metà tra i mondo movies alla Jacopetti o Climati e l'avventura in un mondo selvaggio stile Un uomo chiamato cavallo . Il titolo-culto di un genere, forse addirittura di un intero periodo storico, nel bene e nel male irripetibile, del cinema italiano, è però Cannibal Holocaust. Un film del 1979, diretto da Ruggero Deodato. Così lo liquida Paolo Mereghetti nella prima edizione del suo  Dizionario dei film : «film per stomaci forti sulla moda di costruire documentari usando un bieco sensazionalismo». Una frase telegrafica che lascia pensare che il critico in questione non abbia neanche visto il film, cosa che evidentemente avviene tra il 1993 e il 1999, anno in cui esce una nuova edizione del dizionario. Cannibal Holocaust non solo guadagna una stelletta (ricordiamo che Mereghetti, secondo