Sua maestà Faccia di Sale: tra Storia e favola nera.


(di GIUSEPPE MARESCA) - Proprio non capisco cosa passi per la testa di editori e lettori italiani: si osannano romanzi minimalisti senza nerbo narrativo o estro poetico pubblicati da fior fiori di case editrici, e si dimentica velocemente la Letteratura, quella con la L maiuscola. Così, autori di prim'ordine come Eraldo Baldini, che sfido chiunque a non considerare come una delle firme migliori nel nostro panorama letterario, rischiano di passare nel dimenticatoio o in sordina rispetto ad altri che non aggiungono o non tolgono niente (anzi sì, qualcosa la tolgono: il tempo perso a leggere i loro presunti capolavori, aumentando nel povero lettore la tristezza di senechiana memoria sulla caducità della vita, soprattutto quando la si spende male) al panorama letterario italiano e appiattendo il livello encefalico del lettore medio.
Ma andiamo a ritroso nel tempo e al mio incontro con Eraldo Baldini. L'amico Luca, fedele scudiero degli anni universitari, con cui condivido indegnamente questo blog, in un'estate dei primissimi anni 2000, mentre ci credevamo due scrittori inglesi dell'Ottocento tipo Blackwood e James, con miei frequenti soggiorni pseudo-letterari-cinematografici (che si riducevano a visioni notturne di film di genere che andavano dall'horror al poliziesco italiani per passare per tutto il best of del cinema d'azione a stelle e strisce anni '80-90) nella sua magione estiva a Siracusa, mi consiglia un libro che di recente hanno esposto in vetrina nella libreria sotto casa sua: Gotico rurale, di tal Eraldo Baldini con prefazione di Francesco Guccini! Beh, già il nome di Guccini è una garanzia, la copertina è bella e dopo aver dato un'occhiata alla seconda di copertina mi sento quasi convinto. Ohimè però, le cose sono due: o compro il libro, o pago il biglietto del bus per tornare a Catania. Ma non mi arrendo, chiedo un prestito (non mi ricordo se mai rifondato) al mio signorile ospite per il bus (del resto la cosa più economica) e compro il libro. Da quel giorno la letteratura di Eraldo Baldini per me divenne una sorta di ossessione: raramente in uno scrittore italiano, tranne forse Lucarelli nei libri e Chiaverotti nei fumetti, mi ero imbattuto in una coerenza narrativa così precisa, una coesione del testo e della trama eccezionali e soprattutto una bravura nel creare storie e atmosfere spaventose così fuori dal comune. Così come un tossico che ha sperimentato la dipendenza dai paradisi artificiali, mi metto in caccia di tutto ciò che ha scritto questo Pupi Avati ravennate della Letteratura. Il solito Luca mi consiglia un "romanzo storico", dal titolo Faccia di sale. "Sai che palle",  dico io reduce dall'esame di  Letteratura italiana 2, dove avevo dovuto sorbirmi "il romanzo storico per eccellenza" di un milanesotto con la fissa della religione e delle storie d'amore tipo Harmony tra contadini lombardi del '600. Però Faccia di sale l'ha scritto Baldini, così sul finire di quell'estate mi reco in libreria e spendo dieci preziosissimi euro per la bellissima edizione Frassinelli di Faccia di sale (1999).
Credetemi, non sono riuscito più ad uscire da quelle pagine neanche adesso che so passati vent'anni, perché Faccia di sale è uno di quei romanzi da leggere e appena finito urlare: "Ancora", quindi rileggerlo e richiederne sempre di più. La storia si svolge in un'immaginaria Ravenna, nell'anno compreso tra 1699 e 1700, lo spartiacque tra il secolo del Rinascimento e il Secolo dei lumi, dove nonostante ciò per l'autore ravennate molte cose devono ancora rinascere e i lumi della ragione sono lontani a venire. Ma non è solo un periodo di cambiamento per la Macrostoria: lo è anche per la microstoria della città (spostata per motivi d'igiene verso il mare) e per il protagonista, Luigi Derigo, uomo solitario che si lascia vivere grazie alla sua condizione benestante evitando accuratamente ogni tipo di emozione e ogni tipo di coinvolgimento. Siamo in Autunno, quando Luigi scopre che l'avido cugino Ruggiero, ha lucrato sui trasferimenti delle sepolture intorno alla vecchia cattedrale, l'unico edificio che non è stato trasferito sul mare e che viene abbandonato dai cittadini con una sorta di superstizioso rispetto, viene da costui e da un paio di sgherri percosso e accoltellato, quindi creduto morto scaraventato giù nella cripta della vecchia cattedrale. Ruggiero, rappresentazione tipica del rispettabile farabutto, ricco, arrogante e imbroglione ma apparentemente uomo pratico e di successo, non sa però che Luigi è ancora vivo (ferito gravemente, sfigurato ma vivo) e sta per trasformarsi nella nemesi sua e di tutti gli altri cittadini. Sì perché inizia così per Luigi Derigo un percorso lungo un anno scandito dal trascorrere delle stagioni, che lo vedrà trasformarsi a più riprese da uomo senza storia a ghoul, da freak a falco, da demone vendicatore che diventa un feroce assassino sanguinario a Uomo con lettera maiuscola alla scoperta del nuovo mondo. In questo percorso, Luigi sarà assistito da una Parca-Musa-Strega, la zì Pachina, vecchia fattucchiera dal cuore buono che dopo avergli salvato la vita, per ben tre volte lo guiderà verso la consapevolezza che nasce dall'esperienza e dalla maturità. Il protagonista sperimenterà l'autunno della tristezza, l'inverno della depressione, la primavera della furia e l'estate della rinascita; infatti la zì Pachina, oltre a salvargli la vita, curandogli le ferite e le mutilazioni, cosparge il volto di Luigi di un unguento a base salinica che gli dà l'aspetto (anche a causa delle lesioni riportate durante l'aggressione) di un fantasma con la faccia di sale.
"Guido un popolo di cadaveri strappati alle tombe, decomposti e coperti di calce, la mia reggia è fatta di tre rampe di scale e il mio cibo l'ho rubato alle monache. Forse il mio esercito di morti è potente, se è vero che un solo fantasma (...) ha fatto muovere la cavalleria. Sono sua maestà Luigi Derigo Primo. Anzi, sua maestà Faccia di sale." 
Diventato così una sorta di leggenda perché creduto morto, Derigo dopo aver assistito dall'alto del suo nascondiglio campanile a tutte le porcherie che avvengono nella sua città (una sorta di Principe Felice di Oscar Wilde ma con l'animo di Frank Castle) si trasformerà in vendicatore che non risparmia nessuno, dal laido Paron Ferraro a ogni sorta di malfattore.
Ma ricordatevi, è un romanzo storico e quando Luigi inizia a non distinguere più il bene dal male, anche in lui avviene una catarsi di manzoniana memoria; perché una cosa che Faccia di sale non perde mai è La Speranza. Se ancora una trama così avvincente non vi basta per mettervi in caccia del libro, sappiate che le bellissime descrizioni naturali del mare, delle sue tempeste e della neve che cade intorno alla vecchia cattedrale danno un tocco poetico a questo novello fantasma dell'opera che in Leroux mancavano.
Peccato non poterlo fare leggere a scuola, tra tanto ciarpame che a volte si è costretti a proporre, ai miei studenti delle superiori una lettura di Faccia di sale (o anche degli straordinari Terra di nessuno, Mal'aria e Nevicava sangue) farebbe solo bene. Scrivi ancora storie così Eraldo, mi sento vuoto senza le tue favole nere... 
P.s.: l'anno scorso Faccia di sale è stato ristampato dall'editore ravennate Fernandel.

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