Crepuscoli estivi su una lunga strada di sabbia


(di GIUSEPPE MARESCA) - Pierpaolo Pasolini diceva sempre che in Italia non mancano scrittori, ma intellettuali. Ho dedicato più di metà della mia vita allo studio della letteratura, e ancora non sono riuscito a capire cos'è un intellettuale. O meglio, credo di averlo capito, ma guardandomi tristemente intorno non ne vedo... tranne Claudio Chiaverotti. Sì, perché dopo aver letto Ritorno al Regno del Nonmai tra le pubblicazioni fumettistiche di tutto l'anno (sì, perché l'altra metà della vita l'ho passata a leggere fumetti) ho avuto sempre più questa certezza, ed è stato come bere un bicchiere di vino pregiato tipo Latour dopo aver bevuto ettolitri di Tavernello. Diciamolo francamente: il fumetto italiano è in crisi poiché o troppo americanizzato o in mano a dilettanti allo sbaraglio (non mi pronuncio sulla recente politica Bonelli, non spetta a me e questo post non vuole far polemiche già fatte altrove da altri) però, in tutto questo mare magnum di voci, ce n'è una che si mantiene isolata e costante; ed è proprio quella di Chiaverotti. Non ridano gli addetti ai lavori, ma Claudio è un po' il Guido Gozzano (eccelso caposcuola della poesia crepuscolare) del fumetto, forse perché è torinese come lui, ma ancor di più perché ha una sensibilità poetica, una coerenza e un occhio costante ai sentimenti (quelli veri, quelli che parlano al cuore) che ha sempre mantenuto da oltre vent'anni. Leggendo questo albo di Brendon mi sono da subito tuffato in atmosfere da sogno come non mi capitava da anni. Chiaverotti inizia con una storia alla Hostel e chiude idealmente con Terry Gillam, toccando abilmente corde interne al lettore che rendono la lettura di Brendon ipnotica e mai scontata. Non mancano momenti di maturo e dolente lirismo (come Gozzano più di Gozzano) nel salutare vecchie presenze come Falstaff che nel dirci addio fanno male al cuore, ma per fortuna è Letteratura, fantasia, e nel Regno dei Lorg e delle fate tutto è possibile. Una delle cose che mi è sempre piaciuta dell'amico Claudio è che la sua è anche una narrativa politica: da subito il potere mostra il suo lato più mostruoso, feroce, abietto, i suoi servi sono automi usciti da un incubo cyberpunk, ma ricordate che Chiaverotti è un poeta e ai poeti è pure permesso di far piangere i cattivi e muovere a pietà chi legge trovando l'aspetto tragico anche nei potenti. C'è la questione del tempo che passa e ogni istante ci avvicina sempre più alla morte, ma prima di farlo ci fa soffrire con la malattia e con la vecchiaia, e poco o nulla possono gli esseri del mondo della fantasia con il loro carico di buoni sentimenti come Anniex; ma Brendon è figlio di un poeta, e come tale con la caparbietà e l'incoscienza di un bimbo prova in tutto e per tutto ad affrontare anche i mostri più implacabili: la morte e la malattia.Agnosticamente mi sono arreso e inchinato anche io di fronte il Sacro Graal, il mistero della vita e della morte e alla meraviglia che ad un certopunto mi ha fatto esclamare: "Ohhh" per i ripetuti e incalzanti colpi di scena. Le belle tavole di Massimo Rotundo, la bambola simile a Lola Airaghi stretta tra le mani sofferenti di Scarlett danno spessore umano e psicologico a qualcosa che va oltre il semplice fumetto... Beh, sì, questa non è altro che la cronaca di un autore che da Dylan Dog a Morgan Lost, passando per Brendon, non ha mai tradito i suoi lettori, non si è mai piegato a logiche commerciali o ha scritto storie ruffiane e vuote, ma che con coraggio e incoscienza ha puntato sempre al cuore e alla fantasia del suo pubblico riplasmando il mondo delle favole. ecco perché Chiaverotti è un intellettuale, perché è onesto, perché come Gozzano crede ancora a un mondo al crepuscolo e rifiuta i toni dannunziani e autocelebrativi tanto in voga oggi. Essere il Gozzano (o il Tommaso Landolfi, altro grande autore fantastico della Letteratura italiana) dev'essere difficile, io per conto mio, quando uno studente mi chiederà cosa leggere, consiglierò Ritorno al regno del Nonmai...mi garantirò la sua anima!

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